Virginia Woolf
Un buon pranzo giova molto alla conversazione. Non si può pensare bene, né amare bene, se non si è pranzato bene" .
Cicerone
S’ha da resistere alla vecchiezza e da compensare i suoi difetti con le cure; s’ha da aver riguardo della salute, da far moderato esercizio, da usar tanto di cibo e di bevanda, che si ristorino le forze, non le si opprimano.
Omero
Vino pazzo che suole spingere anche l’uomo molto saggio a intonare una canzone, e a ridere di gusto, e lo manda su a danzare, e lascia sfuggire qualche parola che era meglio tacere
O. Kazukò
La filosofia del tè non è banale estetismo; è economia perché dimostra che il benessere risiede nella semplicità piuttosto che nella ostentazione; è geometria morale in quanto definisce il rapporto tra i nostri sentimenti e l’universo; infine rappresenta il vero spirito della democrazia orientale perché trasforma i suoi adepti in veri aristocratici del gusto.
Anacreonte
Cenai con un piccolo pezzo di focaccia, ma bevvi avidamente un’anfora di vino; ora l’amata cetra tocco con dolcezza e canto amore alla mia tenera fanciulla.
Oscar Wilde
“Fare una buona insalata vuol dire essere un diplomatico brillante – il problema è identico in entrambi i casi: sapere esattamente quanto olio bisogna mettere assieme all’aceto”
Anthelme Brillat-Savarin
Fisiologia del gusto 1825 Dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei.
Fantozzi
"Fantozzi era già in postazione di battaglia: mutande, vestaglione di flanella, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tipo indiavolato e rutto libero!" (dal film "Il secondo tragico Fantozzi")
Meryl Streep
"Lo sai perché mi piace cucinare?" "No, perché?" "Perché dopo una giornata in cui niente è sicuro, e quando dico niente voglio dire n-i-e-n-t-e, una torna a casa e sa con certezza che aggiungendo al cioccolato rossi d’uovo, zucchero e latte l’impasto si addensa: è un tale conforto!" (Meryl Streep – attrice americana - dal film "Julie & Julia")

La storia del Menù

Il menù è quel cartoncino da consultare a tavola, da leggere ma nel contempo anche bello da vedersi, da sempre ha attratto l’interesse di pittori, illustratori, incisori, nel renderlo sempre più piacevole ed attraente sia nella grafica che proprio nell’estetica.

Il menù è legato ad un vero e proprio cambiamento epocale, infatti l’abituale servizio “alla francese” dove le pietanze erano servite tutte insieme, sistemate contemporaneamente a tavola a disposizione dei commensali che potevano servirsi liberamente da sé o con l’aiuto dei domestici, è stato sostituito a metà ottocento con il servizio “alla russa”, dove i piatti scelti dal menù vengono portati al tavolo direttamente dai camerieri.

Quindi il menù nasce in Russia e lo si deve al principe Boris ambasciatore a Parigi che introduce questo nuovo modo di servire o di stare a tavola, rendendo il tutto più sobrio, rispetto all’allestimento della tavola alla “alla francese” che era molto scenografico: vassoi, campane, zoccoli con ricchissime decorazioni,  grandi trionfi portati all’eccesso; vi era addirittura una categoria di decoratori chiamata sableurs che disegnavano sulla tavola tappeti artistici con sabbia colorata, polvere di marmo, vetri frantumati, polveri di zucchero, briciole di pane.


Con il menù nasce l’attesa, si perde la vista del cibo, ma su questo cartoncino scritto viene riportato l’intero banchetto e la possibilità di scegliere i piatti che si preferiscono leggendo e non guardando più le varie portate. La traduzione italiana è “minuta” usata nel nostro paese fino alla Unità d’Italia ene sono esempio i ricettari napoletani di Vincenzo Corrado ed Ippolito Cavalcanti. Oggi abituati al menù e al servizio a tavola, non ci rendiamo conto di quanto innovativo e sorprendente sia stato all’epoca.

Angela Merolla

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