Virginia Woolf
Un buon pranzo giova molto alla conversazione. Non si può pensare bene, né amare bene, se non si è pranzato bene" .
Cicerone
S’ha da resistere alla vecchiezza e da compensare i suoi difetti con le cure; s’ha da aver riguardo della salute, da far moderato esercizio, da usar tanto di cibo e di bevanda, che si ristorino le forze, non le si opprimano.
Omero
Vino pazzo che suole spingere anche l’uomo molto saggio a intonare una canzone, e a ridere di gusto, e lo manda su a danzare, e lascia sfuggire qualche parola che era meglio tacere
O. Kazukò
La filosofia del tè non è banale estetismo; è economia perché dimostra che il benessere risiede nella semplicità piuttosto che nella ostentazione; è geometria morale in quanto definisce il rapporto tra i nostri sentimenti e l’universo; infine rappresenta il vero spirito della democrazia orientale perché trasforma i suoi adepti in veri aristocratici del gusto.
Anacreonte
Cenai con un piccolo pezzo di focaccia, ma bevvi avidamente un’anfora di vino; ora l’amata cetra tocco con dolcezza e canto amore alla mia tenera fanciulla.
Oscar Wilde
“Fare una buona insalata vuol dire essere un diplomatico brillante – il problema è identico in entrambi i casi: sapere esattamente quanto olio bisogna mettere assieme all’aceto”
Anthelme Brillat-Savarin
Fisiologia del gusto 1825 Dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei.
Fantozzi
"Fantozzi era già in postazione di battaglia: mutande, vestaglione di flanella, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tipo indiavolato e rutto libero!" (dal film "Il secondo tragico Fantozzi")
Meryl Streep
"Lo sai perché mi piace cucinare?" "No, perché?" "Perché dopo una giornata in cui niente è sicuro, e quando dico niente voglio dire n-i-e-n-t-e, una torna a casa e sa con certezza che aggiungendo al cioccolato rossi d’uovo, zucchero e latte l’impasto si addensa: è un tale conforto!" (Meryl Streep – attrice americana - dal film "Julie & Julia")

Domenica napoletana

L’aria del primo mattino si era rinfrescata, dopo la notte calda e azzeccosa.

Il quartiere Santa Teresa, un irrequieto incontro di salite, vicoli e discese, aveva trascorso la nottata con le finestre e i balconi aperti, si era presentata proprio na stagion afosa.

Il compare e la comare, tra uno sbadiglio e uno scricchiolio di ossa, sorseggiavano ‘a tazzulella e’cafe’ in pizzo al letto, guardando dal balcone Via Foria ancora addormentata.

Era domenica e la buona domenica napoletana, un tempo si passava in famiglia, a pranzo tutti insieme, tutti riuniti a casa dei genitori, figlia con marito, figli maschi con le rispettive mogli, unamorra ’e neput e per finire c’era pure Donna Giuseppina, consuocera matrona onnipresente e di buon appetito.

Ebbene, il compare e la comare si facevano coraggio e in cucina iniziavano smaniosamente a preparare.

Sui fornelli le pentole di alluminio pesante, in quella grande ‘o ragù pappuliava a fuoco lento,affiancato dalle patate pe ‘e panzarotti, che allegre saltavano nell’acqua bollente.

Nella padella cu’ ‘o cuperchie ‘ncopp’ scuppittiaven ‘e friariell e int’ ‘a chell’ ‘ata frijevano i peperoni con i capperi e le olive di Gaeta.

Int’ ‘o tianiell patane novelle e pullaste ’e campagna, cuonci cuonci s’arruscavano senza pressa e nel lavello galleggiavano finocchi e ravanelli da lavare.

Compito più gravoso, era tutto del compare che sul tavolo in cucina setacciava due, tre chili di farina, aggiungeva un pugno di sale fino, poi al centro fatto un incavo con la mano vi versava l’acqua tiepida e mescolava.

Energicamente impastava e il bianco composto pian piano diveniva morbido come le guance di un bambino.

Dopo aver ben lavorata la voluminosa massa, ne prendeva un po’ alla volta e sotto le sue mani infarinate iniziavano a rotolare lunghi cordoncini di pasta, che deferenti si lasciavano tagliare.

Continuavano così le sue abili dita con movimenti regolari incavavano velocemente, trasformando i piccoli pezzetti d’impasto in invitanti gnocchi.

La comare andava e veniva dalla cucina alla camera da letto e per non impicciare i tavoli poggiava gli gnocchi, proprio sul suo comodo letto, per farli giustamente riposare. Messe di lungo, da una parete all’altra sistemavano due tavoli e un tavolino, tante sedie intorno, forse una ventina, tovaglie di fantasie diverse, che si tenevano le une al lembo delle altre, posate, bicchieri e piatti, sembrava proprio un’osteria.

L’ora di pranzo era vicina, gli odori provenienti dalle cucine del quartiere, si alzavano festosi nell’aria e sopra i tetti delle case improvvisavano un girotondo di profumi.

Arrivavano gli ospiti, chi con un cartoccio di dolci tra le mani, chi con un retino di cozze per farne un’impepata a fine pranzo.

A capo tavola il compare e alla sua sinistra la comare,”buon appetito” echeggiava tra quelle mura.

Il pranzo certo non era mai fugace, si protraeva per ore e ore, tra i capricci dei bambini e il rumore delle sedie che si allontanavano e si riavvicinavano ripetutamente ai tavoli.

Non avevano fretta di finire, ne di andare altrove, così restavano tutti intorno ai tavoli fino a sera.

Su insistente richiesta dei commensali, la comare con timido piacere intonava “’O cunt ‘e Mariarosa,” c’era chi l’accompagnava battendo il ritmo sul tavolo con il palmo della mano e chi invece le si univa in coro,“ ‘O cunt ‘e Mariarosa è chistu ca’, chistu ca’, chistu ca’”.

La serata continuava tra una canzonetta antica e un bicchiere di vino amabile, fino a quando il pianto lagnoso dei bambini stanchi e assonnati, sottolineava ca‘a dommeneca era passata.

Un po’ per volta tutti andavano via, figli, genero, nuore, nipoti e nipotine e pure Donna Giuseppina.

“Bona nuttata” a dummenca ca ven.”

Domeniche napoletane di tanto tempo fa, domeniche semplici che sapevano d’amore e di ragù.

 

Angela Merolla

 

 

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


quattro + 7 =

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML:

dicembre: 2013
L M M G V S D
« nov    
  1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31  
Articoli recenti
  • Taverna delle Rose
  • Boccella racconta il suo Taurasi
  • Azienda Monti
  • Linguine al Pesto Vietrese
  • Da Plinio
Totò
Si dice che l’appetito vien mangiando, in realtà viene a star digiuni!" ("Totò al Giro d’Italia")
Albert Einstein
Uno stomaco vuoto non è un buon consigliere politico.
Testo cinese
Non c’è uomo che non mangi e non beva; pochi, però, sono quelli che apprezzano il buon sapore.
Dean Martin
Mia madre è arrivata a novant'anni, e sapete perché? Non ha mai toccato un bicchiere di whisky... si attaccava direttamente alla bottiglia.
John Ronald Reuel Tolkien
Se più persone dessero valore al cibo, all'allegria, alle canzoni che all'oro, sarebbe certo un mondo più felice. Il Signore degli Anelli, 1955
Primo Levi
"Quando c’è la guerra, a due cose bisogna pensare prima di tutto: in primo luogo alle scarpe, in secondo luogo alla roba da mangiare; e non viceversa come ritiene il volgo: perché chi ha scarpe può andare in giro a cercare da mangiare, mentre non vale l’inverso"
Francois de La Rochefoucauld
Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un'arte.
dal film “Chocolat”
Ogni volta dico a me stesso che è l’ultima volta, ma poi sento il profumo della sua cioccolata calda…Le conchiglie di cioccolato! Così piccole, così semplici, così innocenti. Pensai: oh, solo un piccolo assaggio non può far niente di male! Ma poi scoprii che erano ripiene di ricco, peccaminoso…" "… E si scioglie… Dio mi perdoni, si scioglie così lentamente sulla lingua e ti riempie di piacere!...